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fatti non pugnette (citazione post filosofica)

Qualche giorno fa commentavo il caso di razzismo nato durante la partita Milan-Pro Patria.

Troppo spesso le parole rimangono solo parole e ai buoni propositi seguono altri buoni propositi e basta. Non per tutti, però. La Coop. Accaparlante e l’Associazione Bandiera Gialla, da un po’ di tempo portano avanti il progetto Wilcalcio, una serie di azioni volte a recuperare la bellezza, la magia e l’universalità del gioco del calcio. L’ultimo appello proposto riguarda proprio il tema del razzismo, lo riporto sotto con un invito a sottoscriverlo, per sostenere un calcio che attraverso il ricordo possa contribuire a costruire una società maggiormente inclusiva.

APPELLO da W IL CALCIO

INTERBOLOGNA, 15/01/2013, IN RICORDO DI ARPAD WEISZ

Una partita di calcio, Inter-Bologna, e un nome, quello di Arpad Weisz, per dire no al razzismo e alla xenofobia. E’ l’invito rivolto dal progetto “W il Calcio” ai presidenti di Inter e Bologna in occasione della gara di Coppa Italia che si giocherà martedì 15 al “Meazza” per ricordare Arpad Weisz, allenatore di origine ebrea che portò entrambe le squadre allo scudetto prima di essere deportato e ucciso insieme alla sua famiglia, durante la seconda guerra mondiale.

L’iniziativa ha già raccolto il benestare del Bologna (si attende anche quello dell’Inter), di Giuliano Pisapia, sindaco di Milano e Virginio Merola, sindaco di Bologna. Con loro anche il magistrato Francesco Maisto, l’assessore allo sport Rizzo Nervo, i giornalisti Gabriele Pasini, Marco Tarozzi, Nicola Zanarini, Mauro Sarti, gli scrittori Carlo D’Amicis e Paolo Alberti, l’allenatore Renzo Ulivieri.

Ma le adesioni non sono ancora sufficenti. Per aderire all’appello basta visitare la pagina facebook di “W il Calcio” e condividere l’appello in evidenza specificando il proprio indirizzo e-mail. Coloro che non usano Facebook, possono partecipare inviando una e-mail a fausto.viviani@fastwebnet.it.

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Sul Resto del carlino

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Boateng – Milan: prendersela con i più deboli

Sinceramente il gesto di Boateng e del Milan, in risposta ai cori razzisti a Busto Arsizio, non mi sembra possa meritare la quantità di elogi che si sono alzati in rete. Certo, è un atto significativo, una risposta chiara nei confronti di quei pochi che vedono il diverso come peggiore e di quei tanti che, troppo spesso, accettano come sfottò frasi che sfottò non sono… però è un po’ come quando ce la si prende con i più deboli, magari si vince ma c’è qualcosa che non torna, che rimane irrisolto. Inoltre, è fin troppo facile fare gesti di questo tipo quando non si ha nulla da perdere. È forse per questo che risulta difficile credere che una cosa come quella successa nel campo della Pro Patria, possa succedere durante una partita di serie A?

Inoltre, come può essere giudicato il gesto del calciatore che, innervosito, scaglia il pallone contro il pubblico? Cosa dirò ai bambini che giocano nel campetto quando, presi dalla foga del gioco, risponderanno a un fallo con un altro fallo, una spinta o un’offesa?

Infine, solo un minuto dedicato a Maroni che twitta “Cori razzisti contro i giocatori di colore del Milan: una vergogna. Bravo Allegri, giusto ritirare la squadra”. Essendo il razzismo un problema culturale ed educativo, sarebbe utile che il leghista, prima di riempirsi la bocca di parole politically correct, perdesse cinque minuti a riflettere sul modo in cui il suo partito ha influenzato i cittadini italiani circa il tema del rispetto dell’altro, chiunque esso sia.

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