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Inno alla diversità

La letteratura per l’infanzia è un inno alla diversità.

I libri per ragazzi, in relazione al tempo e al contesto culturale in cui nascono, sono quelli che rompono prima di altri gli stereotipi proponendo personaggi che escono dagli schemi.
Offrendo una grande varietà di immagini con le quali è possibile identificarsi, sono un buon antidoto all’omologazione.

Da Dickens a Roald Dahl.
Da Bianca Pitzorno a Jerry Spinelli.
Da Davide Calì a Oliver Jeffers.

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Una ricchezza di proposte che, però, deve essere messa a disposizione dei bambini, che deve essere resa sempre più accessibile, con la quale i bambini devono poter convivere quotidianamente.
Perché il rischio di uniformarsi è dietro l’angolo.
Il rischio di non essere più in grado di immaginarsi e sognarsi e scoprirsi unici è fortissimo.

Voci che parlano più forte e con mezzi apparentemente più accessibili formano un pensiero unico del quale poi è difficile liberarsi.
La principessa addormentata e il principe azzurro… che gran fregatura. Soprattutto se sono l’unica immagine a cui possiamo riferirci.

Frequentate i libri.
Le storie.
Le librerie.
Le biblioteche.
La diversità delle esperienze.
Le tante e differenti possibilità di essere.

Leggete e tra le parole troverete non solo un pezzo di voi stessi, ma anche qualcosa dell’altro che non siete ma che vi capiterà di certo di incontrare.

Leggete perché questo allenamento alle relazioni è uno degli antidoti più forti al razzismo, all’esclusione, al rifiuto di chi non è come noi che non ci farà paura perché diverso, anzi in quanto diverso ci interesserà.

Leggete, crescete liberi e felici.

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“Zio, perché scrivi?” – Terza lettera

Traduzione del post sul blog Editora DSOP

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Terzo, scrivo perché mi piacciono le relazioni

“Quando passo giorni, mesi, anni, sscrivendo lentamente le mie parole su un foglio bianco, seduto al tavolo, sento di costruire un nuovo mondo, una nuoiva persona dentro di me, proprio come color che costruiscono un ponte o una cupola, pietra su pietra. Le pietre di noi scrittori sono le parole. “(O.Pamuk)

Chiara, tutto bene?

Sono tornato per dirti che c’é un terzo motivo che mi spinge a scrivere, a intraprendere questo compito semplice e, allo stesso tempo, immenso.

Scrivo perché mi piacciono le relazioni.
Ovviamente penserai che scrivere è solo un atto, un’azione come camminare, come mangiare, come respirare: cose importanti, ma semplici azioni. 
Beh, non sbagli a pensarlo. Una parola dopo l’altro, un pensiero dopo l’altro, un libro dopo l’altro.

Ma credo e ho la sensazione che, realizzo pienamente il mio compito di scrittore e davvero farò la differenza nella vita delle persone quando, ogni volta che mi siedo davanti a un computer o prendo una penna in mano, trasformo ogni azione in un’opportunità di relazione.

Quando sono consapevole che le parole che sto mettendo insieme verranno lette da qualcuno che, a sua volta, le porterà con sé come parte della propria vita.

Quando sento che i pensieri trasformo in pagine possono essere come il primo fiocco di una valanga di pensieri.

Quando immagino il mio libro come occasione di incontro e condivisione, qualcosa che dico per poi ascoltare le risposte.

Ho sempre pensato che si scrive sempre in solitudine, ma sempre si legge insieme.

Scrivere per me significa guardare negli occhi, mettermi allo stesso livello degli altri, sporcarmi le mani con l’inchiostro della vita (quello che permette di scrivere storie universali).
Scrivere come un’azione che diventa relazione.

Se ci pensi un attimo, i libri sono pieni di relazioni, incontri nei quali i partecipanti non si limitano a fare qualcosa, ma sono qualcuno.
Pensa, per esempio, nelle relazioni di Pinocchio e suo padre, Aladdin e il suo tappeto volante, Pippi Calzelunghe e Annika, Sherlock Holmes e Watson, Frodo e il suo anello, Robinson Crusoe e Venerdì e Linus e la sua coperta.

Cara Chiara, spero che sarà anche per te. 
Non limitarti mai a fare semplici azioni.
Cogli ogni occasione per costruire relazioni che sicuramente renderanno la tua vita meravigliosa.

Un abbraccio e buone vacanza!

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Bambino speciale a chi?

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Illustrazione – Rebecca Dautremer

Tra le tante espressioni che si utilizzano per definire i bambini considerati diversi, quella che ho più difficoltà a sopportare è: bambino speciale!

Mi aspetto sempre che in risposta a: “Ma che bambino speciale che sei!”, il bambino dica: “Bambino speciale a chi?”.

Perché?

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13 libri da non leggere ai bambini

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ATTENZIONE

13 libri che non dovreste mai leggere ai vostri figli o che loro non dovrebbero mai leggere di nascosto altrimenti…

. L’anatra, il tulipano e la morte di Erlbruch Wolf

. Matilda di Roald Dahl

. Bisognerà di Thierry Lenain

. Oh-Oh! di Chris Haughton

. Ascolta il mio cuore di Bianca Pitzorno

. Io e Niente di Kitty Crowther

. L’albero di Shel Silverstein

. Favole al telefono di Gianni Rodari

. Qualcos’altro di Kathryn Cave, Chris Riddell

. Nel paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak

. Fiabe tutte da ridere di Italo Calvino

. L’alce Gustavo di Kriegel Volker

. Oscar e la dama in rosa di Éric-Emmanuel Schmitt

… altrimenti per voi saranno guai seri.

Perché conosceranno cose,

della vita e della morte,

la paura e l’avventura,

la solitudine e l’amicizia,

la bontà e la cattiveria,

la poesia e la tragedia,

la diversità e l’unicità,

la tradizione e l’innovazione.

Scopriranno delle verità,

apprenderanno un linguaggio emozionale,

sperimenteranno la bellezza,

acquisiranno strumenti di libertà.

E allora potrete abbandonare ogni speranza,

qualsiasi cosa farete non riuscirà più a impedire ai vostri figli

di essere liberi e felici.

E voi lo avete un libro proibito?

 

 

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i bambini e la natura sono il futuro dell’umanità

Con una trama che mette in primo piano il rapporto tra i bambini e la natura, il libro italiano La lezione degli alberi, scritto da Roberto Parmeggiani e illustrato da Attilio Palumbo, sarà lanciato in ottobre dalla Casa editrice DSOP, tradotto in portoghese.

Il libro racconta la storia di Enrico, un ragazzo che si rivolge al suo maestro per capire le differenze tra le persone e riceve un buon insegnamento su diversità e natura.

In un’intervista esclusiva, Parmeggiani spiega come l’idea del libro è nata e cosa si aspetta con il lancio del progetto in Brasile.

 – Come è nata l’idea di trattare il rapporto tra natura e bambini?

Mi occupo da tanti anni di educazione e, con il passare del tempo, mi sono convinto che uno dei temi centrali è quello del futuro. Come ci immaginiamo il nostro futuro? Cosa desideriamo costruire? Quali i nostri sogni e come pensiamo di realizzarli? Se penso alle risposte a queste domande, penso alla natura e ai bambini, singolarmente e in relazione tra loro perché i bambini e la natura sono oggettivamente il futuro dell’umanità. L’impegno che metteremo nell’educazione dei primi e nella cura della seconda e la capacità di valorizzare le differenze e preservare la biodiversità, saranno gli elementi che determineranno lo sviluppo dei prossimi decenni.

 – Il confronto tra bambini e alberi è il punto più alto del libro. Come è nata questa ispirazione?

Sono cresciuto in una zona di campagna e quando ero bambino mi piaceva arrampicarmi sugli alberi, sentirne il profumo, abbracciarli e, soprattutto, sono sempre stato affascinato (e lo sono ancora) dalla loro capacità di cambiare pur rimanendo sempre loro stessi. Inoltre gli alberi sono tutti diversi ma, allo stesso tempo, tutti figli della stessa terra. Proprio come i bambini.

Ecco, quando ho pensato di affrontare il tema della diversità è stato logico pensare di mettere in relazione bambini e alberi.

 – Quali sono stati gli spunti che hanno portato alla creazione dei personaggi Enrico, Paola e Dino?

Enrico e Paola mi sono venuti incontro tra le parole della storia. Non vorrei risultare troppo poetico ma è stato proprio così. Si sono presentati e io ho ascoltato la loro storia. Che poi è la storia di tanti bambini che ho conosciuto. Io l’ho solo presa in prestito e l’ho raccontata.

Dino, invece, è un personaggio reale. È stato il primo maestro del piccolo paese in cui sono nato e cresciuto e, per tutta la vita, è rimasto tale per bambini e adulti, punto di riferimento storico e culturale.

– Che effetto speri possa avere il libro sui bambini?

Quando scrivo una storia il mio desiderio è che i bambini che la leggeranno possano riconoscersi e trovare in quelle parole un pezzo della loro vita quotidiana. Mi piace pensare che, dopo aver letto una delle mie storie, i bambini pensino ”Proprio com’è successo a me!”.

La lezione degli alberi è stata scritta con questo obiettivo e la mia più grande speranza è che parli la lingua dei bambini, perché è per questo che è nata: entrare in contatto con il cuore dei bambini e aiutarli a conoscere qualcosa di nuovo su loro stessi e sugli altri.

– Quali sono le tue aspettative per il lancio del lavoro in Brasile?

Sono felicissimo che questo nuovo progetto veda la luce in un paese che amo tanto. Ho vissuto a San Paolo un anno e mezzo e, da allora, il Brasile è nel mio cuore. Spero che il pubblico brasiliano ascolti questa lezione non come una predica noiosa ma come si ascoltano le parole di una madre che ci vuole bene e che sa ciò di cui abbiamo bisogno.

– Come il tuo lavoro con i bambini e le persone con disabilità influenza le tue opere?

Il lavoro che faccio è la fonte di tutti gli ingredienti necessari per preparare una buona storia. Come un cercatore raccolgo esperienze, emozioni, parole, sguardi e tutto ciò che mi possa aiutare a scrivere storie sincere, che dicano la verità. Inoltre, stare in relazione con bambini o con persone con disabilità è un continuo esercizio di fantasia e creatività, ingredienti essenziali per uno scrittore.

Intervista originale pubblicata editoradsop

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