Le minoranze non sono difese quando vive e poca giustizia hanno anche da morte.
Femmine uccise da mariti, fidanzati, padri.
(24 dall’inizio dell’anno)
Uccise, anche dopo aver denunciato.
Nessun piano antiviolenza però viene messo in atto
Ragazzini picchiati o suicidi a causa del bullismo omofobico.
(Ultimo in ordine di tempo un ragazzo picchiato in strada a Bologna).
Violentati sotto gli sguardi, a volte compiaciuti, della massa.
Nessun piano anti omofobia però viene preso in considerazione.
Anzi.
Le minoranze non vengono difese.
Vengono attaccate.
Lobby gay che mirano a modificare radicalmente l’ordine naturale delle cose, femmine che devono essere ricondotte a un ruolo sociale accettabile, cioè in casa e zitte.
Accusate di essere colpevoli quando invece sono le vittime.
Non solo dagli anti gender.
Non solo da trogloditi ignoranti.
Non solo dai fascisti.
Anche da noi.
Dai benpensanti che alla fine di una frase aggiungono però…
Dai “ho tanti amici gay” ma…
Dagli insegnanti che non vedono il bambino per quello che è ma per quello che ha.
Dai “gli uomini non piangono”!
Dai giochi che recludono la femmina a un ruolo di subalternità
Dai bisbigli quando passi e magari sei più effemminato degli altri.
Dagli scherzi da spogliatoio.
Dal “ma è solo un messaggio in un gruppo”.
Parole, frasi, sguardi che recludono l’altro in una triste e sconsolata solitudine dalla quale è difficilissimo uscire perché fuori, chi ci aspetta, desidera solo la nostra sconfitta, una sorta di normalizzazione.
Io sinceramente me lo chiedo.
Mi chiedo cosa si attivi nella mente di alcune persone, quale bisogno deve soddisfare questo desiderio di classificazione. Il bisogno di affermarsi come migliore dell’altro, definendo l’altro come peggiore.
Sei un frocio, sei solo una donna, stai zitta,
Ne ho subiti e ne ho visti tanti di atteggiamenti di questo tipo. Frasi di adulti e di bambini che hanno già introiettato pesantemente lo stereotipo e che, più o meno inconsapevolmente, contribuiscono alla costruzione di contesti violenti e sessisti
A scuola, a casa, in campo, in tv. Ovunque.
Un piano educativo, una legge e un impegno. Quello di ognuno di noi. Per cambiare, da subito, le nostre abitudini linguistiche e relazionali.
Perchè la felicità di chi ci sta vicino dipende da noi, da ora!