Qualche giorno fa, dopo aver condiviso alcuni voti delle pagelle, ho inviato alle mie nipoti questo messaggio:
Per quanto mi riguarda, nel bene e nel male, un voto non definisce mai il valore di una persona, casomai ne valuta l’impegno, una prestazione o una capacità. Voi valete indipendentemente dai vostri voti e siete belle persone non per quello che fate ma per quello che appunto siete.

Foto di Robert Doisneau
In questo periodo in cui si parla di scuola e apprendimento e si distribuiscono colpe come fossero coriandoli a carnevale, mi convinco sempre più che uno dei primi problemi è legato al fatto che abbiamo sovrapposto apprendimento e giudizio e il voto come principale parametro del valore di una ragazza o di un ragazzo. A scuola come a casa. Se vai bene a scuola sei bravo, se non vai bene a scuola non sei bravo.
Abbiamo ridotto l’apprendimento a un’azione senza scopo. Come se apprendere fosse principalmente una questione di prestazione. Come se l’imparare avesse valore solo in base alla valutazione che un’altro esprime su di noi. In ogni ordine di scuola. In ogni contesto educativo.
Eppure, l’apprendimento non è un’attività che ha a che fare solo con la volontà. Se non dialoga con la passione, se non provoca la sfida, se non fabbrica endorfine allora è destinato alla sconfitta.

Illustrazione di Davide Bonazzi
Apprendere, soprattutto oggi in cui il puro reperimento delle informazioni è semplicissimo, deve abbinarsi allo scoprire, all’inventare e al creare.
E se è necessario definire parametri e obiettivi comuni, allo stesso tempo è indispensabile valorizzare i diversi percorsi che ci permettono di raggiungerli. E chi è responsabile dei processi didattici ed educativi dovrebbe, anche attraverso percorsi di formazione obbligatori, apprendere a valutare la diversità del giovane allievo come un alleato e non come un ostacolo. Quelle caratteristiche che sentiamo come distorte perché differenti dal nostro modo consueto di pensare e essere come occasioni.
Apprendere, come fare l’amore, deve fare battere il cuore, deve far sudare, deve far desiderare qualcosa che ha a che fare con l’infinito.